martedì 8 luglio 2014

Ultimi sviluppi sul caso Assange

Il 16 Luglio è in programma un’udienza per porre fine alla diatriba del caso Assange, o almeno provarci: è la prima vera udienza da quando l’Ecuador ha concesso asilo politico al fondatore di WikiLeaks, nell’Agosto 2012.
Questi due anni segnano uno dei più lunghi periodi per la Svezia in cui si sono svolte le procedure anteriori al processo, e in cui l’imputato è stato soggetto a mandato d’arresto senza formali accuse e senza un processo. La Svezia lo rimprovera di fuggire proprio all’interrogatorio che potrebbe portare il caso in tribunale; Assange si è sempre rifiutato di condurlo in Svezia, a causa della poca trasparenza del suo sistema giudiziario – nel quale i processi avvengono a porte chiuse –, e a causa della possibilità di essere estradato negli USA, dove è in corso da quattro anni un’inchiesta contro WikiLeaks.
È stato suggerito come compromesso che Assange venisse interrogato:

- nell’Ambasciata svedese a Londra;
- a Scotland Yard;
- tramite collegamento video;
- presentandosi in Svezia a patto che essa e i suoi amichetti USA garantiscano l’assenza del pericolo di estradizione.

I procuratori svedesi si sono categoricamente rifiutati di prendere in considerazione le proposte, senza fornire motivazioni valide ma soltanto dichiarando che le circostanze del caso rendevano impossibile un qualsiasi colloquio all’infuori dal territorio svedese.
Questa reticenza si è ripresentata anche negli sviluppi più recenti. Il 24 Giugno, infatti, gli avvocati di Assange hanno presentato una petizione firmata da 59 associazioni per i diritti umani e la libertà di espressione, e l’appello alla legge dell’1 Giugno che avrebbe potuto portare svolte a favore di Assange.
Questa legge afferma che una persona sotto mandato d’arresto ha il diritto di conoscere con precisione le circostanze della cattura. La Svezia, nel replicare, ha volto la formulazione a suo favore:
"L’implementazione della direttiva presentata nel capitolo 24 sezione 9 usa deliberatamente il termine circostanza. La proposizione non prevede che il sospetto abbia il diritto di accedere alle copie dei file che hanno portato all’arresto. Ogni caso individuale dev’essere trattato nella maniera che più si reputa appropriata per esso."

Intenzionalmente ignorata è stata la complicazione economica della vicenda. Da quando il governo inglese ha posto i suoi cani da guardia dinnanzi all’Ambasciata ecuadoriana ventiquattr’ore al giorno, i cittadini hanno dovuto pagare più di 6 milioni e mezzo di sterline per supportare – inconsapevolmente – questo progetto. La Svezia non ha mai contribuito alle spese.
Il pessimo quadro delineato da tutti questi fattori è palese: continuando a rimandare, non solo il buco nelle tasche del governo inglese si ingigantisce, non solo la Svezia non riesce ad ottenere la propria giustizia – povera cara –, ma la stentata libertà di espressione che ogni governo chiamato in causa va sbandierando viene ancor più soppressa.


Ultimi scambi tra avvocati e procura svedese: http://justice4assange.com/Assange-files-case-to-dismiss.html
Problema economico: http://govwaste.co.uk/

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