Il 16
Luglio è in programma un’udienza per porre fine alla diatriba del caso Assange,
o almeno provarci: è la prima vera udienza da quando l’Ecuador ha concesso
asilo politico al fondatore di WikiLeaks, nell’Agosto 2012.
Questi due
anni segnano uno dei più lunghi periodi per la Svezia in cui si sono svolte le
procedure anteriori al processo, e in cui l’imputato è stato soggetto a mandato
d’arresto senza formali accuse e senza un processo. La Svezia lo rimprovera di
fuggire proprio all’interrogatorio che potrebbe portare il caso in tribunale;
Assange si è sempre rifiutato di condurlo in Svezia, a causa della poca
trasparenza del suo sistema giudiziario – nel quale i processi avvengono a
porte chiuse –, e a causa della possibilità di essere estradato negli USA, dove
è in corso da quattro anni un’inchiesta contro WikiLeaks.
È stato suggerito
come compromesso che Assange venisse interrogato:
- nell’Ambasciata
svedese a Londra;
- a
Scotland Yard;
- tramite
collegamento video;
-
presentandosi in Svezia a patto che essa e i suoi amichetti USA garantiscano l’assenza
del pericolo di estradizione.
I
procuratori svedesi si sono categoricamente rifiutati di prendere in
considerazione le proposte, senza fornire motivazioni valide ma soltanto
dichiarando che le circostanze del caso rendevano impossibile un qualsiasi colloquio
all’infuori dal territorio svedese.
Questa reticenza
si è ripresentata anche negli sviluppi più recenti. Il 24 Giugno, infatti, gli
avvocati di Assange hanno presentato una petizione firmata da 59 associazioni
per i diritti umani e la libertà di espressione, e l’appello alla legge dell’1
Giugno che avrebbe potuto portare svolte a favore di Assange.
Questa
legge afferma che una persona sotto mandato d’arresto ha il diritto di
conoscere con precisione le circostanze della cattura. La Svezia, nel
replicare, ha volto la formulazione a suo favore:
"L’implementazione della direttiva presentata nel capitolo 24 sezione 9 usa deliberatamente il termine circostanza. La proposizione non prevede che il sospetto abbia il diritto di accedere alle copie dei file che hanno portato all’arresto. Ogni caso individuale dev’essere trattato nella maniera che più si reputa appropriata per esso."
Intenzionalmente
ignorata è stata la complicazione economica della vicenda. Da quando il governo
inglese ha posto i suoi cani da guardia dinnanzi all’Ambasciata ecuadoriana
ventiquattr’ore al giorno, i cittadini hanno dovuto pagare più di 6 milioni e
mezzo di sterline per supportare – inconsapevolmente – questo progetto. La
Svezia non ha mai contribuito alle spese.
Il pessimo
quadro delineato da tutti questi fattori è palese: continuando a rimandare, non
solo il buco nelle tasche del governo inglese si ingigantisce, non solo la
Svezia non riesce ad ottenere la propria giustizia – povera cara –, ma la
stentata libertà di espressione che ogni governo chiamato in causa va sbandierando
viene ancor più soppressa.
Generalità
sul caso: http://justice4assange.com/Overview.html
Ultimi
scambi tra avvocati e procura svedese: http://justice4assange.com/Assange-files-case-to-dismiss.html
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