mercoledì 16 luglio 2014

Corruzione nel caso Assange

Oggi si è tenuta l’udienza durante la quale la difesa di Assange, costituita dagli gli avvocati Per Samuelsson e Thomas Olsson, e la Procura svedese con la procuratrice capo Marianne Ny e la sua vice Ingrid Isgren, hanno trattato per la deposizione del mandato d’arresto nei confronti di Assange. L’ udienza tenuta a Stoccolma mentre il giudice che ha presenziato è stata la svedese Lena Egelin. Non sorprende l’esito: la detenzione pre-processo di Assange continuerà, così come voleva la Procura.
 L’udienza è iniziata subito con degli imprevisti poco incoraggianti: la prima mezzora è stata condotta a porte chiuse, senza che i media potessero presenziare. Solo dopo l’aula è stata aperta al pubblico. Questo non fa altro che confermare come uno dei timori da sempre espressi riguardo ad un processo in Svezia sia fondato: la trasparenza è un dato fondamentale nelle questioni giuridiche, e un processo senza testimoni esterni è un processo facilmente corruttibile.
La difesa ha portato diversi argomenti a favore di Assange, tra quelli che più rendono avvalorabile quanto detto possiamo citare l’accusa alla Procura di essere stati troppo passivi. Difatti la difesa ha attribuito il mancato interrogatorio ad Assange in Inghilterra ad una svogliatezza, dato che – ed Eva Joly, che a suo tempo aveva riaperto l’accusa con la Ny, l’ha ribadito come consigliato – è perfettamente fattibile.
In seguito è stato ribadito che “una detenzione continua non ha effetti positivi per la Svezia […] ma ha enormi effetti negativi per Assange” costretto a vivere segregato in ambasciata senza nemmeno la possibilità di uscire all’aria aperta.
“It’s been my consistent impression that the Defense was just steamrolling all over the Prosecution in this hearing. But this is a political trial, and I’ve seen those before. In those, common sense don’t apply, and the victor can be predetermined and therefore spit gibberish in the hearings if they like, they’ll still win.”
Questo è il commento del fondatore di Pirate Bay, che ha assistito al processo e fornitone la trasposizione.
Viene evidenziato quanto gli Avvocati di Assange abbiano portato solide argomentazioni, non mancando di fornire antitesi ad ogni tesi della procura.
È evidente che la difesa fosse in chiaro vantaggio. Nonostante l’inferiorità di argomentazioni, tuttavia, è stata la richiesta della Procura a prevalere, ed è facile supporre che il processo fosse corrotto. Il semplice fatto di aver tenuto l’udienza a Stoccolma, nascondendosi dietro giustificazioni quali la mancanza di mezzi per raccogliere campioni di DNA a Londra, ne è una chiara prova, così come l’aver posto un giudice svedese a presiedere la seduta. La Svezia ha quindi dimostrato di essere l’esatto opposto del Paese democratico che vanta di essere, sopprimendo la libertà di espressione e la giustizia stessa con un verdetto, nella nostra opinione e senza dubbio anche nell’opinione di molti altri, già prestabilito.

Non si tratta della colpevolezza di Assange nel caso di molestie sessuali o di leggi sull’estradizione: ciò che sta alla base dell’intero caso svedese, è l’attività di WikiLeaks, e quanto questa attività infastidisca le potenze mondiali.



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